sabato 8 gennaio 2011

They never saw the signs,he never said a word

Ieri le ho parlato di te,sai? Ma lei non capisce. Non comprende il tempo. Il tempo,il maledetto tempo sprecato che lascia vuoto,vuoto incolmabile. Non capisce che il vuoto non è tale,ma ripieno di lacrime,di dolore. E non capisce che nella voce muta del dolore ci sono le urla di rabbia.
non capisce che ormai è TUTTO,rabbia. Ogni parola che ti dico,sai,è ripiena di rabbia. Ogni gesto d'affetto,lo faccio solo nella sperenza di vederti soffrire. Trattengo a fatica il mio disprezzo quando ho a che fare con te,le lacrime nate dal pozzo dell'odio profondo.
Profondo,profondissimo. La mia anima ne è intrisa.
Ogni volta che ci salutiamo,che i nostri sguardi si incontrano,vorrei leggere amore nei tuoi occhi. Sì,amore. Tanto quanto si poteva fare nei miei,in quegli anni lontani.
E sai perchè?Perchè nella vendetta non c'è bisogna di fantasia,di quella fantasia che adoravi tanto di me. Nella vendetta basta la logica. Il contrappasso.
Ripagarti con la tua stessa,marcia,disgustosa,carta. Ma il fine giustifica i mezzi.
E' facile,corrompervi,maschi. Terribilmente facile farvi innamorare. E,sai una cosa? La crudeltà me l'hai lasciata tu. L'hai creata tu,dal nulla di una bambina ingenua.

E' per questo,solamente per questo,se ti sopporto. Perchè devo vederti soffrire,devo vendicarmi. Devo vederti piangere lacrime disperate,perchè solo ora,dopo anni,ho compreso quanto sia importante per me. Farlo. Devo farlo.

Lei non capisce. Lei non può capire. Lei è ingenua,lei è dolce,lei è tenera. Lei è buona. Lei piangeva lacrime sincere. Lei ha sempre pianto lacrime sincere. Non come le mie,sempre sporcate dall'odio e dal disprezzo.
Anche ora,ne piango. Ne piango spesso,sai?

Soffri,per Dio,soffri. Straziati nella tua solitudine. E lasciami stare,se vuoi salvarmi. Se mi vuoi bene. Se non vuoi che io rovini me stessa più di quanto lo stesso odio-puro,verso nessuno- abbia già fatto.
Sparisci,vattene,ti prego.

2 commenti:

  1. C’è nel popolo un dolore taciturno e paziente: si ritira in se stesso, e tace. Ma c’è anche un dolore che esplode; esso dapprima prorompe in lacrime, e poi continua a colare in lamentazioni. Questo è comune soprattutto fra le donne. Ma non è un dolore più lieve di quello taciturno. Le lamentazioni non gli danno altro ristoro fuorché quello d’esulcerare e di lacerare il cuore. E’ un dolore che non desidera neppure di trovar consolazione: si nutre del senso d’essere inconsolabile. Le lamentazioni sgorgano da un bisogno di rinfiammare incessantemente la piaga.
    mi hai fatto pensare a ciò..

    RispondiElimina

Da' il tuo responso,se gradisci